70° INCONTRI ONLINE. Imparare senza chiedere il permesso: l’irresistibile “vizio” dei bambini… anche rispetto alla lingua scritta


di Camilla Monaco, Ilaria Mancini e Luisa Fontanari

«I bambini hanno un brutto vizio: non chiedono mai il permesso agli adulti per iniziare ad imparare» (Ferreiro, 2003). Sin dalla nascita, i giovani membri della nostra società abitano ambienti ricchi di produzioni scritte e di pratiche legate alla scrittura: dalle insegne dei negozi ai giornali, dai libri alle pubblicità che si incontrano per strada, dalle confezioni degli alimenti alle nuove tecnologie usate dagli adulti. Questa “immersione” avvia in loro percorsi di riflessione, sollecita la costruzione di ipotesi e teorie sulla lingua scritta, molto prima che abbia inizio il percorso di alfabetizzazione formalizzata con l’ingresso nella scuola primaria.
Imparare a leggere e a scrivere sono processi complessi che vanno ben oltre la decodifica di un codice o la copiatura di scritte prodotte da persone già alfabetizzate. In che modo, quindi, la scuola dell’infanzia può imparare a sostenere e promuovere i processi di costruzione della lingua scritta dei bambini?

A partire dal 1979, Emilia Ferreiro e Ana Teberosky con il loro primo lavoro sulla concettualizzazione della lingua scritta (che qualche anno dopo è stato tradotto in italiano da Clotilde Pontecorvo) hanno messo il mondo dell’educazione di fronte ad un importante dato di fatto: i bambini – anche quelli che frequentano il Nido – sono profondamente interessati alla lingua scritta e sono in grado di scrivere “come sono capaci” in quel determinato momento del loro percorso evolutivo e di apprendimento.
Per un contesto come la scuola dell’infanzia, accogliere questo approccio non vuol dire in alcun modo anticipare l’insegnamento della scrittura e della lettura, ma significa da un lato accorgersi degli affascinanti movimenti di esplorazione compiuti dai bambini e dall’altro chiedersi in che modo sia possibile sostenere e promuovere i processi di costruzione della lingua scritta che precedono l’alfabetizzazione formalizzata e che restano spesso “celati” allo sguardo adulto.

“Scrivere come sappiamo farlo” significa per i bambini produrre le cosiddette scritture spontanee, ovvero scrivere facendo emergere le proprie ipotesi e i propri ragionamenti, senza che ci sia un modello corretto da copiare.
Una scuola che permette ai bambini di “imparare a scrivere scrivendo e a leggere leggendo”, quindi, è una scuola che considera i bambini degli apprendisti (Zucchermaglio, 1991/2016), che costruiscono i propri apprendimenti attraverso l’interazione sociale con i compagni e con gli insegnanti, immergendosi nel complesso mondo della lingua scritta: come tutti gli apprendisti, i nostri bambini pensano, provano, sbagliano, riprovano, ci ripensano (Monaco, Zucchermaglio, 2021). E il valore aggiunto di tutto questo consiste proprio nel fatto che possono farlo all’interno di contesti ricchi e sollecitanti, insieme ad altri bambini e ad adulti formati e competenti.

Vi aspettiamo per dialogare insieme su questo tema il 7 ottobre  dalle 10.30 alle 11.30 e l’8 ottobre  dalle 14.30 alle 15.30. Per aggiornamenti e per il link di collegamento seguiteci sulla nostra App scaricabile dall’homepage del sito o qui.


 


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