ABITARE UN TEMPO ECCEZIONALE. TRACCE PER UNA SCUOLA CHE SA RIPENSARSI


di Silvia Cavalloro

L’esperienza assolutamente eccezionale di queste settimane sta muovendo molte riflessioni. Per fortuna, in tutti i campi dell’impegno civile, sociale, culturale – come attraverso la sinergia delle istituzioni – sono tante le occasioni di dibattito e di messa in circolo di idee, contributi, progettualità. Occasioni molteplici, intense, sfaccettate. Spesso originali, inattese, generative di alternativi intrecci e prospettive.

Tutto il mondo della scuola, dopo un iniziale comprensibile disorientamento, ha reagito con progettualità ripensate, assumendo il cambiamento richiesto in molti modi. Sicuramente, come spesso accade, con differenti azioni e con tempi di proposta organica e diffusa anche disomogenei. Ma comunque ha reagito. Dalla sollecitazione, ad esempio, di Docenti Senza Frontiere che chiede alla scuola di “prendersi un momento di forte riflessione per capire e interrogarsi non tanto sul ‘cosa’ fare, ma su ‘che tipo di scuola serve’ e che comunità sociale vogliamo nel futuro per noi e per i nostri figli” al “Manifesto della scuola che non si ferma” pubblicato sul sito di INDIRE.

Se da un lato stiamo capendo che c’è ancora molta strada da fare se desideriamo abitare come scuola il nostro tempo, che molte sono le cose che dobbiamo riorientare, dall’altro siamo sollecitati a rimettere a fuoco cosa è centrale e irrinunciabile, cosa dell’esperienza di prima possiamo rilanciare e cosa negli scenari del dopo siamo chiamati a superare o riprefigurare. Perché questa emergenza segna nell’esperienza di ciascuno e della collettività un “prima” e un “dopo”. Torneremo alle familiarità di prima. Con che tempi, condizioni, rappresentazioni lo capiremo lungo la strada. Torneremo, ma certamente non saremo più gli stessi.

È questa certo un’occasione per riprendere in mano alcuni aspetti rilevanti del nostro modo di essere insegnanti e di immaginare la scuola. Cosa rimarrà dell’emergenza attuale? Questa crisi ci obbliga ad aprirci a nuove prospettive, ma sapremo far diventare generativo per il futuro tutto quello che l’emergenza sta muovendo? Alcuni temi vorremmo continuassero a tenere aperte buone domande e ci muovessero ad azioni concrete. Punti non nuovi, certo, rispetto ai quali molte insegnanti e tutti i coordinatori si sono già da tempo attivati, ma che possiamo rileggere e interpretare con chiavi che facciano tesoro di quello che stiamo vivendo.

ESSERE COMUNITÀ EDUCANTE. Il modo di vivere le nostre relazioni interpersonali ha subito un radicale cambiamento. Proprio questo ci muove a riscoprire che i nostri percorsi sono incredibilmente intrecciati, che quello che fa ognuno di noi ricade sugli altri. Sui confini della libertà e individualità di ciascuno si sono aperte mille connessioni. Forse stiamo davvero comprendendo che la dimensione collettiva è quella da cui dipende il nostro futuro.Per un’insegnante delle scuole dell’infanzia associate alla Federazione questa è una chiave centrale per interpretare il proprio ruolo. Il rapporto con la comunità non è mai stato solo occasione di conoscenza, di esperienza del contesto nel quale la scuola è inserita, di incontro con tradizioni e testimoni. È sempre stato anche, e soprattutto, stile di cura, stile di ricerca per tessere legami e intrecciare percorsi. Per accogliere ma anche per promuovere e generare. Le scelte progettuali – anche in questo tempo in cui le relazioni sono prive di quei segni e gesti tipici dell’incontro – devono essere tese a tenere fili, raccogliere tracce, preparare sentieri che ci permettano poi di ritrovarci insieme. Con nuove consapevolezze, con rinnovata disponibilità, ritrovate possibilità.

ESSERE SCUOLA, ESSERE INSEGNANTI. Ora, dopo un primo momento di disorientamento e dopo una successiva fase di attivazione calda, spontanea, di vicinanza è il tempo di riprendere il nostro passo come scuola. Lo dobbiamo ai bambini e alle loro famiglie, lo dobbiamo alla scuola come istituzione per il ruolo fondamentale che ha nel promuovere cultura e nel fare del promuovere apprendimento una professione strategica, specifica, competente, che richiede intenzionalità progettuale e formazione continua per creare innovazione.
Ma lo dobbiamo anche alla centralità e insostituibilità del ruolo degli insegnanti. È attraverso come ciascuno saprà testimoniare la qualità del proprio esserci professionalmente, anche e soprattutto in un tempo così eccezionale, che si giocherà tanto della scuola del futuro. Siamo “provocati” ad accettare la sfida di lavorare sui confini di un ruolo che richiede coraggio e la responsabilità nell’essere interpretato, in questo contesto, in modo originale e generoso.

COLLEGIALITÀ. Rispondere in maniera rapida a sollecitazioni così forti non potendosi incontrare e non potendo contare su frequenti – anche se talvolta frammentati – momenti di scambio e di raccordo, rischia di compromettere i processi decisionali partecipati. Sappiamo bene che questi richiedono necessariamente tempi dedicati di ascolto e circolazione di idee differenti che la mancanza di quotidianità rende meno fluida. Come possiamo continuare a prenderci cura della progettualità di scuola, di scelte che possano essere colte dalle famiglie come frutto di un confronto, di decisioni prese insieme, di un pensiero progettuale comune? Anche questa è un’occasione preziosa per ragionare su cosa fa di noi un gruppo professionale e come possiamo essere coordinate nelle nostre proposte pur con declinazioni e interpretazioni date dalla differenza dei contesti che gestiamo.

INCLUSIONE. L’abbiamo declinato, nel processo di innovazione promosso dalla Federazione, come il “favorire il più possibile la partecipazione significativa dei bambini alle esperienze educativo-didattiche di scuola, condizione necessaria per l’apprendimento e lo sviluppo”. Come possiamo reinterpretarlo oggi in questo contesto così mutato? Come possiamo continuare ad occuparci dell’offrire a tutti questa possibilità di continuare a fare esperienza di una presenza qualificata, in ascolto, accogliente e inclusiva della scuola?
In questo contesto che ha sospeso e contratto il nostro spazio di azione, non lasciare nessuno indietro è, ancora una volta, un tratto che dovrebbe distinguere il tipo di proposte che facciamo come scuola. A ciascun bambino e a ciascun genitore dovrebbe essere garantita la possibilità di accogliere progetti che tengano conto intenzionalmente delle differenze e delle specificità che appartengono alle relazioni e alle esperienze di ciascuno. Qualunque sia l’ostacolo o la risorsa che contraddistingue ogni famiglia – e che ora incide in modo nuovo sulla possibilità dei bambini di partecipare alle proposte necessariamente “a distanza” – alla scuola è chiesto di continuare a creare condizioni di partecipazione per tutti, mettendosi in ricerca

PREFIGURAZIONE. Abbiamo condiviso tante volte l’importanza di progettare condizioni per coinvolgere insieme i bambini su progetti collettivi. Come pure abbiamo sostenuto la centralità del condividere ragionamenti, del riflettere sulle esperienze, evitando di procedere di esperienza in esperienza. E anche di fare in modo che le nostre proposte non fossero frammenti, ma che pur nella varietà e differenziazione, rispondessero a un’attenta e coerente intenzionalità educativa. Certamente queste dimensioni sono ora fortemente limitate nella loro praticabilità se facciamo riferimento alle modalità che eravamo abituati ad agire in presenza a scuola. Come ci scrive in questi giorni un responsabile della Fism nazionale: “La scuola è e rimane luogo dell’incontro, della socialità, della relazione. Niente può sostituire la bellezza dello stare dentro la scuola. Tuttavia non smettiamo di essere insegnanti ed educatori solo perché non siamo più tra le mura colorate delle nostre aule. Dobbiamo imparare a esserlo in un modo differente perché questa crisi ci obbliga ad aprirci a nuove prospettive”.
Proprio in tempi caratterizzati da limitate, se non impraticabili condizioni di incontro e di scambio, come possiamo immaginare le nostre proposte in modo che possano già gettare fin da subito le basi per diventare sia in corso d’opera sia quando ci rivedremo, trame di un tessuto che si presta già ad essere intrecciato di nuovo insieme?

Sappiamo che le scuole, con l’accompagnamento prezioso dei coordinatori e il supporto dei presidenti, sono già in movimento e che tante strade si stanno sperimentando in modo rinnovato e originale. Man mano che queste esperienze verranno condivise ne daremo valorizzazione e documentazione nelle prossime News.

 


F.P.S.M.

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