DALL’ALBO ILLUSTRATO “IO PARLO COME UN FIUME”, METAFORE PER ACCOMPAGNARE CONSAPEVOLEZZE


di Luisa Fontanari con le insegnanti della scuola dell’infanzia di Torbole

La storia narrata in questo albo parla di un bambino e delle difficoltà che incontra ogni mattina quando si sveglia “con questi suoni di parole intrappolati in bocca”. Perché parlare in modo fluido per lui è davvero difficile e ogni parola che cerca di far uscire dalla bocca si inceppa, si interrompe, fatica a manifestarsi nella sua interezza.
A scuola è tutto complicato, perché lui parla in modo diverso dai compagni e ne teme il giudizio. Riconosciamo in questo bambino le difficoltà e i timori che altri bambini affrontano nella loro crescita, talvolta temporanei, altre volte duraturi e i suoi pensieri ci aprono una porta sulle tante emozioni che i bambini vivono nel confrontarsi con gli altri e nello stare dentro le diversità di ciascuno, che comporta anche la fatica di comprendersi nelle rispettive inadeguatezze (a volte senza riuscirci).

C’è però qualcuno che capisce come il bambino si sente, ed è il suo papà, che si mette al suo fianco, in silenzio, e in quel silenzio comprende lo stato d’animo del figlio. Lo porta al fiume per passeggiare insieme lungo la riva. Il papà prova a offrire al figlio un modo per aiutarlo a comprendere ciò che gli succede e lo fa attraverso una metafora, quella del fiume, restituendo così attraverso un’immagine reale, concreta, il movimento gorgogliante, tumultuoso, vorticoso, dirompente del suono delle sue parole. L’interpretazione del papà appare al bambino come la chiave di volta che lo aiuta a capire cosa gli succede e quando si sente in difficoltà adesso può pensare ai tanti movimenti dell’acqua nel suo scorrere: anche il fiume balbetta come lui.

Se le parole del testo coinvolgono e avvincono per la narrazione intensa del bambino e per i significati che trasmettono, le immagini sostengono e accompagnano il racconto con grande forza espressiva e bellezza poetica, con inquadrature tipiche del linguaggio cinematografico, fatte di primi e primissimi piani, dettagli, campi lunghi, elementi sfocati e nitidi in relazione alle emozioni che scaturiscono dal testo. I colori dai toni sfumati, sono sostenuti dai tanti riflessi della luce sul viso del bambino, sull’ambiente interno e su quello naturale, brillando sulla superficie dell’acqua.

Un albo prezioso, che offre diverse chiavi di lettura: quella della diversità e del disagio che si prova stando insieme agli altri sentendosi diversi, non rispondenti alle aspettative; quella del senso di solitudine, del non essere compresi, e poi di riuscire a vedere un senso, sentendosi accolti; quella che parla del ruolo genitoriale, in questo caso di un padre, che non compare subito nel libro, ma che entra in gioco nel momento in cui il bambino ne ha bisogno. Un padre che esprime vicinanza, comprensione, sostegno, senza forzare, rispettando con delicatezza il silenzio tumultuoso del figlio a cui si avvicina con poche parole che racchiudono una risposta che in quel momento il bambino riesce a prendere, come se gli fosse stata data la chiave per aprire la porta per uscire fuori.

Un libro che parla sia agli adulti che ai bambini, per imparare a comprenderci un po’ di più nelle nostre quotidiane fatiche e nelle difficoltà, piccole o grandi, che incontriamo lungo la strada e per come stare accanto ai bambini offrendo loro nuovi sguardi e nuove parole perché possano conquistare il proprio posto.




 


F.P.S.M.

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