IL TERRITORIO, LUOGO DI ESPERIENZE AUTENTICHE E SIGNIFICATIVE – Vivere l’ambiente nella progettualità di San Lorenzo in Banale e Vigo di Ton



di Elena Ricci (coordinatrice del Circolo di Mezzolombardo) e Lorenzo Santorum (coordinatore del Circolo delle Giudicarie Esteriori)

Da sempre il territorio, inteso sia come ambiente naturale sia urbano, è punto di partenza per attività educative molto coinvolgenti per i bambini perché risveglia la loro curiosità e offre loro la possibilità di vivere una pluralità di esperienze.
La recente riapertura delle scuole ha ulteriormente messo in luce le potenzialità che l’esterno può avere a livello educativo. L’uscita nel territorio, infatti, permette di vivere situazioni di apprendimento che assomigliano molto alla scuola che abbiamo lasciato a marzo perché favorisce il rispetto del protocollo sanitario senza implicare un eccessivo stravolgimento organizzativo. Mantenere le distanze all’aperto è molto più facile che all’interno e non occorre il continuo intervento di sanificazione di arredi e oggetti. Ma al di là di questo leesperienze all’aperto si stanno rivelando come preziose occasioni di apprendimento: il numero ridotto dei bambini nei gruppi, i tempi più dilatati e il ripetersi delle occasioni stanno trasformando l’esterno che sempre più si configura come un’aula didattica ricca, stimolante, sempre nuova e per nulla scontata.

Molte sono le scuole che si stanno muovendo in questa direzione appuntando anche per il futuro gli aspetti positivi che in questi giorni stanno emergendo.
Vogliamo raccontare qui le esperienze della scuola di San Lorenzo in Banale che fa riferimento al Circolo delle Giudicarie Esteriori e della scuola di Vigo di Ton, appartenente al Circolo di Mezzolombardo. Sono due esperienze che sono state presentate in formazione, come esempi di buone pratiche di lavoro nell’ambiente esterno, alle scuole dell’equipe formativa dei circoli di Mezzolombardo, Giudicarie Esteriori, Sarche e Borgo Valsugana guidata dal formatore Emanuele Testa.
Le insegnanti di queste due scuole, dopo un primo momento di disorientamento a causa soprattutto delle implicazioni determinate dal nuovo protocollo Covid-19, hanno deciso che non avrebbero potuto rinunciare a “essere scuola”. I Lego di plastica erano pronti per essere utilizzati e sanificati subito dopo, così come i dinosauri, i trattori, gli animali di plastica, ma vedere i bambini seduti ai tavoli, separati dalla distanza di sicurezza e intenti ad attività individuali, alle insegnanti è sembrato lontano da un’idea “sociale" di educazione. Così, da una semplice passeggiata lungo le vie del paese, sono nati dei progetti tanto interessanti quanto inaspettati.

Alle insegnanti della scuola di San Lorenzo guardando lo sfalcio dei prati, attraversando un mare d’erba e venendone quasi sommersi, sentendosi accarezzare dai fili d’erba e pungere la pelle, avvolti dagli odori delle piante è sorta spontanea una domanda: “Bambini, proviamo a disegnare un grande prato?” Su di un foglio bianco lungo e largo quasi quanto la terrazza della scuola dell’infanzia i bambini, adeguatamente distanziati, hanno cominciato a trasferire le loro esperienze sensoriali, motorie, visive, olfattive, scegliendo i colori più diversi per rappresentare la complessità dell’esperienza.
Nei giorni seguenti la raccolta di fili d’erba e di fiori è diventata un’altra occasione per nominare e conoscere una realtà accessibile ma non così scontata. Il grande prato è stato quindi personalizzato con i materiali raccolti nella natura diventando una rappresentazione in tre dimensioni. La raccolta e l’essiccazione del fieno hanno dato spunto per altre domande e ulteriori iniziative che hanno permesso di far conoscere ai bambini il mondo degli animali e in particolare dei cavalli. Le insegnanti hanno proposto poi ai bambini di togliersi le scarpe e di camminare a piedi nudi sull’erba di un prato in discesa. Correre, rotolarsi, lasciarsi catturare dai profumi e dagli odori per qualcuno è stato un modo di sperimentare per la prima volta una dimensione espressiva nuova e inedita. Mai come in questi giorni il processo di apprendimento scelto dalla scuola, il “fare ipotesi”, si è fatto esperienza concreta, reale e autentica mentre la scuola stessa si trasferiva all’esterno, diventando per i bambini un’avventura inaspettata.

La scuola di Vigo di Ton ha invece scelto di raggiungere a piedi Castel Thun. I bambini davanti al maniero hanno cominciato a raccontare storie di maghi, cavalieri e principesse, a osservare torri bastioni, merli e le insegnanti hanno deciso di partire da queste storie per realizzarne una, insieme, da raccontare attraverso il Kamishibai, un piccolo teatrino di legno. Una storia che è diventata il pretesto per raccontare e conoscere il castello attraverso diversi linguaggi: verbale, grafico-pittorico, motorio, sensoriale. Durante le numerose uscite i bambini hanno osservato il castello sia all’esterno sia all’interno, hanno scelto i personaggi della loro storia prendendo spunto dai ritratti appesi alle pareti dando interpretazioni molto personali e divertenti ai personaggi ritratti: principesse, maghi, briganti. Hanno immaginato le funzioni dei diversi spazi e degli oggetti esposti continuando la narrazione della loro storia. Il disegno dal vero, uno schizzo in bianco e nero rifinito a colori a scuola, ha permesso di ritrarre strutture e elementi cogliendone i particolari che, con un semplice e veloce sguardo, sarebbero stati persi.
Correre, saltare, rotolare nei grandi giardini ha fatto vivere il castello anche attraverso il linguaggio motorio. E la conoscenza di questo posto attraverso il corpo ha facilitato i bambini nelle narrazioni anche attraverso altri linguaggi. Un progetto carico di emozioni perché reale, vissuto in prima persona da ciascuno, che ha permesso a ogni bambino di vivere l’esperienza attraverso il proprio canale privilegiato: chi il racconto verbale, chi il disegno, chi il movimento.

Ormai i Lego, i dinosauri e i trattori non sono più l’unica possibilità di gioco e di attività. Sono stati lasciati in secondo piano, spesso dimenticati, e sostituiti invece da un’esperienza molto più interessante e affascinante: uscire sul territorio per scoprire ogni giorno cose nuove, accompagnati da insegnanti che formulano le domande “giuste” e rilanciano la curiosità “sociale” dei bambini.
Attraverso questi progetti i bambini vivono l’esperienza quotidiana dello stare insieme nonostante la distanza fisica e il loro contributo, il loro punto di vista, i loro sguardi e i loro pensieri vengono messi al centro dalle insegnanti che li sanno ascoltare e accompagnare.
Queste due scuole, così come molte altre, nonostante le oggettive difficoltà che hanno affrontato, hanno saputo continuare a essere luogo di esperienze autentiche e significative, hanno protetto la loro mission reinventandosi e trasformando i vincoli in opportunità.


F.P.S.M.

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