PARLARE DELLA GUERRA AI BAMBINI. QUANDO LA SCUOLA PUÒ E DEVE FARE LA DIFFERENZA


di Silvia Cavalloro
 

La guerra, cruda e inumana, feroce e senza sconti, tutt’altro che “mirata e circoscritta”, irrompe nuovamente tra cittadini e bambini, nella quotidianità di popoli, piazze, tradizioni. E, ancora una volta, all’improvviso, in un crescendo inquietante che occupa spazi ed emozioni, entra – con immagini, dolore, frastuono sordo di spari – nelle case di tutti noi.

Ritorneremo domani nelle nostre scuole, protette e sicure. Riaccoglieremo i bambini che porteranno forse con sé ancora l’eco delle feste appena concluse. Ma le apriremo con risollecitate insicurezze, con un senso di disorientamento, di infinita fragilità. Di riaccesa precarietà, anche, rispetto a quell’idea di sicurezza e benessere che già la pandemia ha completamente scardinato.Guardandoci negli occhi, domani mattina, e incontrando gli occhi dei bambini, ci chiederemo nuovamente che futuro stiamo offrendo loro. E poi le domande di sempre. Cosa avranno ascoltato e colto di tutto questo? Quali scelte di condivisione avranno fatto le famiglie? Lasciar cadere il tema se ne parlano loro? Non toccarlo “sperando” che nessuno apra la questione? Offrire noi, invece, intenzionalmente, la possibilità di esprimere emozioni, condividere informazioni, dare voce ai pensieri dei bambini?

Abbiamo affrontato varie volte e in differenti circostanze questo tema, sia in approfondimenti formativi sia, soprattutto, promuovendo la nostra idea di bambine e bambini competenti, sociali, ricchi di sfaccettature, di risorse, di dimensioni in ricerca, partecipi attivi – insieme agli altri – alla vita della propria comunità. Un’idea che è prima di tutto prospettiva di pace, che impegna a promuovere pace coltivando strumenti e ragionamenti, sostenendo l’ascolto delle ragioni proprie e degli e altri, delle ragioni del gruppo che cresce intrecciando legami e costruendo relazioni. La scuola, allora, in questa cornice, è sollecitata a interrogarsi e agire come contesto vivace e attento, “connesso” e generativo. È chiamata a farsi scuola coraggiosa che non si protegge – o talvolta nasconde – dietro a una visione “infantile” dell’infanzia, dietro un’idea “bambina” dei bambini.

Proprio per questo, in incontri con insegnanti e famiglie, in contesti di approfondimento o di accompagnamento delle emozioni e delle relazioni, abbiamo già affrontato il tema del dolore e della morte e, più in generale, il tema di come sia importante dare cittadinanza a tutte le questioni, preoccupazioni, domande dei bambini con autenticità e cura.
Invitiamo noi adulti, quindi, prima di tornare a scuola domani, a prenderci un tempo per tessere un filo tra i pensieri.
Innanzi tutto rileggendo il contributo di Pasquale Arcudi, Responsabile dell’Unità Specialistica Inclusione scolastica della Federazione, dal titolo “Parlare della morte ai bambini” uscito sul n. 14 della nostra rivista AltriSpazi: Abitare l’educazione, contributo che tocca con profondità le questioni che abbiamo cercato di portare all’attenzione.

Segnaliamo qui, inoltre, alcuni contributi usciti in questi giorni sul tema e alcuni albi illustrati che potrebbero aiutare la nostra riflessione.

FAMIGLIA CRISTIANA 28.02.22 “Cosa dire ai bambini spaventati dalla guerra?” di Alberto Pellai

L'ADIGE 28.02.22 “Parliamo della guerra ai bambini” Intervista a Roberta Bommassar

SAVE THE CHILDREN La guerra spiegata ai bambini

FOCUS JUNIOR La guerra tra Russia e Ucraina spiegata ai ragazzi (utile per noi adulti a ricostruire gli elementi principali della situazione)
 


F.P.S.M.

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