“VOGLIAMO ESSERE COSTRUTTORI DI PACE!” L’ESPERIENZA DELLA SCUOLA DI TENNO



a cura delle insegnanti della scuola dell’infanzia “Don Bosco” di Tenno
 

Circa un mese fa ci siamo tutti risvegliati in un incubo, che mai avremmo pensato di vivere: la guerra era scoppiata in un Paese non lontanissimo dal nostro e TV e Media ci inondavano di notizie riguardanti questo terribile conflitto, con immagini di edifici bombardati e famiglie in fuga dalle loro case. Assimilare tutto ciò è stato ed è tuttora difficile per noi adulti e si è posta subito la questione di come aiutare i bambini a decodificare queste notizie.
Noi insegnanti, aiutate dalla nostra coordinatrice e dai numerosi contributi apparsi su questo sito già nei primi giorni, ci siamo rese conto che era impossibile pensare di proteggere i nostri bambini costruendo una sorta di bolla nella quale non far entrare notizie e immagini o negando addirittura la realtà. Ed anche per i genitori, abbiamo poi compreso, che la tentazione era stata forte in questo senso.

Allora collegialmente ci siamo chieste: negando la realtà proteggiamo davvero i nostri bambini? Offrendogli invece qualche supporto per cercare di capire ed esprimere le loro emozioni forse li aiutiamo di più? La risposta, come spesso accade, è arrivata dai bambini. Abbiamo cominciato a cogliere stralci di conversazioni mentre giocavano e in un paio di occasioni sono state rivolte delle domande dirette all’insegnante.I bambini parlavano di guerra ma lo facevano senza di noi e quindi è diventato urgente esserci, armarci di coraggio e cercare di trovare insieme a loro delle risposte. Sì ci serviva anche del coraggio, oltre alla nostra professionalità, perché per ogni persona è difficile affrontare certi argomenti con i bambini, anche chi ha esperienza decennale come insegnante.

Il confronto tra di noi è stato fondamentale, con tutti i nostri dubbi e anche alcune contrapposizioni, ma abbiamo capito che su questo argomento era imprescindibile l’unione di noi insegnanti e l’accordo con l’Ente Gestore; la scuola doveva offrire una visione univoca e chiara di come porsi difronte a questa situazione. È venuto spontaneo quindi, avendo deciso come procedere con i bambini, confrontarci con la nostra Presidente per decidere come informare le famiglie sui nostri successivi passi. Era impensabile affrontare l’argomento in ordine sparso e senza dettagliata programmazione, ma anche senza il pieno appoggio delle famiglie. La nostra Presidente ha quindi scritto una lettera ai genitori per informarli delle nostre intenzioni e siamo rimaste stupite delle molte risposte di apprezzamento, perché anche per loro era molto difficile capire come meglio muoversi.

L’attività che ci avrebbe aiutato a introdurre l’argomento è stata la lettura in piccolo gruppo dell’albo illustrato “La città e il drago” di Gek Tessaro. In questa occasione abbiamo preferito essere in due insegnanti presenti alla lettura della storia e alla successiva conversazione, una avrebbe condotto l’attività, l’altra avrebbe trascritto gli interventi dei bambini e sarebbe stata di supporto se le emozioni messe in gioco fossero state difficili da gestire.
Se in ogni piccolo gruppo sono emersi aspetti differenziati in merito alle notizie riportate e per sensibilità diverse, il comune denominatore è stato sicuramente il manifestarsi di conoscenze sull’argomento e spiegazioni di quello che avevano inteso e teorie e domande e sentimenti.
L’albo “La città e il drago” narra del conflitto tra sciocchi uomini e un povero drago restio a farsi coinvolgere. Questa storia ha subito introdotto i bambini all’argomento della guerra e dopo un’analisi condivisa e delle riflessioni sugli accadimenti del libro, noi insegnanti abbiamo chiesto loro se la guerra esisteva anche nella realtà e se sì, cosa sapevano di questo conflitto? E ancora come si sentivano pensando a tutto ciò? Erano tristi, avevano paura?

In alcuni gruppi le parole sono state un fiume in piena, in altri è stato più difficile per alcuni bambini esprimere i loro pensieri, non perché non ne avessero al riguardo, ma perché abbiamo avuto l’impressione che per loro non era consuetudine parlare di argomenti di questo genere, argomenti “da grandi”. Abbiamo quindi chiesto opinioni e aspettato risposte, abbiamo aiutato a esprimere concetti e a porci insieme ulteriori domande. Era fondamentale portare i bambini a un pensiero di speranza per il futuro ed è stato naturale spostare la discussione sulle persone che stanno cercando di trovare degli accordi per arrivare alla pace o sulle persone che stanno aiutando il popolo Ucraino, sia rifornendo cibo e merci sia facendoli scappare e accogliendoli in posti sicuri. Ai bambini è stato chiesto di pensare a questo aspetto, a cosa avremmo potuto dire a queste persone per aiutarle nel processo di pace e a come avremmo potuto praticamente aiutare le famiglie ucraine.

E proprio nel coinvolgere i bambini nell’individuare possibili soluzioni, a un certo punto si sono fatti prendere dall’entusiasmo, perché loro sapevano come risolvere i conflitti, come fanno tra di loro, parlando e trovando un compromesso. E sapevano anche come aiutare, offrendo la loro casa e le loro cose. Hanno fatto poi dei disegni che sono stati appesi al nostro albero Pasquale, nell’ingresso della scuola, insieme alle parole di pace espresse da loro.

Abbiamo poi deciso con loro che insieme penseremo concretamente a cosa possiamo davvero fare per aiutare, regalando forse dei giochi o dei vestiti. L’importante è far sentire i bambini partecipi di un progetto di solidarietà, ma anche costruttori di un percorso di pace.
Devono poter pensare che tutti, davvero tutti, possono contribuire, per darci la speranza di un futuro migliore, in cui le nuove generazioni non possano neanche lontanamente contemplare l’idea di una guerra come risoluzione di un problema, ma sentire sempre di più in modo impellente il bisogno di usare la propria intelligenza e umanità per risolvere qualsiasi conflitto.


“Non è sufficiente parlare di pace.
Bisogna crederci.
E non basta crederci.
Bisogna lavorarci sopra.”

Eleanor Roosvelt




 


F.P.S.M.

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