BOMBE DI SEMI A VIGO DI TON



a cura delle insegnanti della scuola equiparata dell’infanzia di Vigo di Ton
 

Per fare insieme ricerca osservativa – il nostro processo di apprendimento – durante il mese di febbraio abbiamo proposto ai bambini diverse attività che li hanno avvicinati al mondo dei semi e della coltura delle piante. A una prima fase esplorativa di una parte del mondo delle sementi è seguita una fase operativa, dove i bambini della nostra scuola sono stati stimolati a creare diversi esperimenti con i semi, in base anche alle loro conoscenze.
Ecco allora che i semi sono finiti nella terra, nell’acqua, fra i sassi, nell’argilla e nei materiali proposti dai bambini. I diversi esperimenti hanno portato talvolta alla germinazione e allo sviluppo delle piante, eventi che hanno stimolato osservazioni e riflessioni personali e di gruppo.

In occasione della festa del papà il nostro pensiero è stato quello di trovare il modo per portare questa attività nelle famiglie, in maniera da rendere tutti partecipi del grande lavoro che si stava facendo a scuola.
Abbiamo così trovato lo spunto nella storia delle “bombe di semi”, una pratica arcaica, nata nell’antico Egitto dei Faraoni dopo le inondazioni del Nilo. Una tecnica presente anche in Giappone con l’antica conoscenza “tsuchi dango” ovvero gnocco di terra, ripresa in epoca moderna da Fukuoka Masanobu. L’idea, rivoluzionaria, si basa sull’assecondare la natura, ridurre al minimo l’intervento umano e salvaguardare la biodiversità.

Masanobu Fukuoka (1913-2008) botanico e filosofo giapponese, riprendendo queste antiche pratiche, ha promosso una sorta di “guerrilla gardening” per strappare le città dal grigiore e dal degrado, utilizzando, appunto, le bombe di semi.
In cosa consistono? Non ci sono quantità fisse per creare le bombe di semi, l’importante è che l’argilla inglobi terriccio, semi e acqua. Dopo averle fatte asciugare possono essere lanciate o semplicemente appoggiate sul terreno prescelto: i semi avranno il tempo e la possibilità di germogliare rimanendo protetti dallo strato di argilla.

Masanobu Fukuoka (1913-2008) botanico e filosofo giapponese, riprendendo queste antiche pratiche, ha promosso una sorta di “guerrilla gardening” per strappare le città dal grigiore e dal degrado, utilizzando, appunto, le bombe di semi.
In cosa consistono? Non ci sono quantità fisse per creare le bombe di semi, l’importante è che l’argilla inglobi terriccio, semi e acqua. Dopo averle fatte asciugare possono essere lanciate o semplicemente appoggiate sul terreno prescelto: i semi avranno il tempo e la possibilità di germogliare rimanendo protetti dallo strato di argilla.

Ecco allora che proponiamo in un primo momento questa affascinante attività ai nostri bambini e costruiamo insieme a loro le prime bombe di semi.
Nella settimana in cui cadeva la ricorrenza di San Giuseppe abbiamo invitato i papà a scuola, divisi in piccoli gruppi, in diverse mattinate. I bambini si sono dovuti occupare di spiegare ai loro papà la storia delle bombe di semi, per poi passare a costruirle insieme durante la mattinata a scuola.
I genitori si sono molto impegnati e divertiti insieme ai loro figli nel creare le bombe e nel disegnare e incidere col pirografo un paletto di legno da piantare nel punto di lancio delle bombe. È stato inoltre richiesto ai papà di fissare in una foto il luogo di lancio delle bombe, in modo da poterlo visitare successivamente.

È stata consegnata infine una scheda per raccogliere alcuni dati dell’esperimento, dove papà e bambino possano divertirsi insieme a monitorare l’evoluzione dei loro semi.
La nostra intenzione è quella di ripercorrere i luoghi dove sono state lanciate le bombe, creando una mappa insieme ai bambini per poter periodicamente controllare come gruppo scuola i diversi sviluppi.

Questa piccola ma significativa attività ha stimolato i bambini verso i problemi del rispetto dell’ambiente e della biodiversità e ha permesso anche un proficuo scambio con le famiglie. I papà hanno avuto la possibilità di entrare nella scuola e toccare con mano il nostro modo di intendere la scuola, ma soprattutto di osservare e vivere l’idea che noi insegnanti abbiamo dei loro figli.


 


F.P.S.M.

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