COME NASCE L’IDEA DI “RI–COSTRUIRE” LA BIBLIOTECA DI SCUOLA? L’ESPERIENZA DELLA SCUOLA DELL’INFANZIA DI CASTELLO DI FIEMME

 

a cura delle insegnanti della scuola equiparata dell’infanzia di Castello di Fiemme e della loro coordinatrice dott.ssa Tiziana Ceol
 

“[…] Una delle forme di discorso più diffuse e più potenti
nella comunicazione umana è la narrazione.
La struttura narrativa è anche insita
nella prassi dell’interazione sociale,
prima di trovare espressione linguistica”
(Bruner, 1992, pp. 81).

I bambini hanno bisogno di essere accolti e accompagnati dalle storie del luogo in cui vivono e dalla cultura che contribuiscono a costruire, incontrando narrazioni fatte di parole, emozioni, immagini, suoni e silenzi. Noi adulti, come voci narranti, dovremmo trovare il tempo, la calma, l’atteggiamento interiore che, nel leggere e raccontare, ricuce le esperienze, dona senso e nutre le competenze narrative di ognuno.  
Come sostiene Bruner (1992), i bambini possiedono – sin da piccolissimi – una predisposizione innata e primitiva per l’organizzazione narrativa, che sono in grado di utilizzare velocemente e facilmente. È tuttavia la cultura, di cui la scuola è una delle massime espressioni, a fornire loro nuove competenze narrative, mediante il proprio insieme di strumenti – primo tra tutti il linguaggio/discorso – nonché attraverso “la tradizione del raccontare e dell’interpretare” (Ibidem, p. 84).                      


RI-PENSARE LA BIBLIOTECA DI SCUOLA: UN’ESPERIENZA DI APPRENDIMENTO COMPLESSA E ARTICOLATA
Considerando l’interesse costante che i bambini manifestano verso gli albi illustrati e la consuetudine di regalare un libro in occasione del loro compleanno, noi insegnanti ci siamo confrontate sulla possibilità di riorganizzare lo spazio della biblioteca di scuola, recuperando le esperienze pre-Covid e reinterpretandola, anche alla luce delle nuove possibilità in termini di organizzazione spaziale.
Questo tipo di proposta ha favorito il continuo sviluppo del nostro nuovo processo di apprendimento: la metariflessione.
Come sostiene Pascucci (1996), la differenza tra i contesti educativi e quelli extrascolastici è che nel primo caso ai bambini/allievi deve essere garantita l’opportunità non solo di partecipare ad esperienze interessanti e sollecitanti, ma soprattutto quella di riflettere su quanto è accaduto e su come è accaduto. Nonostante la scuola dell’infanzia sia spesso considerata come la scuola “del fare”, al cui interno i giovani membri della società (Bruner, 1992) hanno modo di toccare, manipolare, sperimentare, costruire, sarebbe importante investire in maniera sempre più significativa sulla dimensione riflessiva e meta-riflessiva dei processi di costruzione delle conoscenze, non soltanto a livello adulto ma anche con i bambini.

La meta-riflessione, intesa come riflessione al secondo ordine, implica la possibilità di interrogarsi sulle motivazioni delle azioni (perché è stata decisa una determinata azione?) e sulla loro coerenza logica, ma anche di confrontare una situazione con casi simili per rintracciare costanti e dissonanze (Schon, 1993). La dimensione meta-riflessiva è la sede ideale per confrontarsi, all’interno di una comunità di pratiche o di un gruppo sociale, su dubbi, incertezze, difficoltà, criticità, etc., al fine di avviare processi di comparazione e discussione.
Lavorando in questo modo, i bambini – attraverso il confronto e la formulazione congiunta di ipotesi – hanno avuto la possibilità di elaborare continue riflessioni, idee e soluzioni concrete e organizzative per la ri-progettazione dello spazio biblioteca.

L’AVVIO DELL’ESPERIENZA
Nel mese di febbraio 2023 noi insegnanti, in collaborazione con la biblioteca comunale di Cavalese, abbiamo programmato e organizzato una visita in loco, suddividendo i bambini delle due sezioni in tre gruppi misti per età, genere e competenze (oltre che per sezione). La bibliotecaria, Monica Barcatta, ci ha aiutato a scoprire la strutturazione e la funzione di quel luogo, guidando i bambini nei diversi spazi e angoli, per individuarne i particolari e illustrarne i differenti usi.
I bambini sono stai invitati a sfogliare alcuni albi illustrati e, per concludere l’esperienza all’interno della biblioteca, hanno potuto sceglierne uno richiedendolo in prestito tramite l’utilizzazione della tessera in dotazione alla scuola.

Nei giorni successivi alla visita nella biblioteca di Cavalese, sempre suddividendo i bambini in piccoli gruppi, le insegnanti – avvalendosi delle fotografie realizzate – hanno ricostruito i diversi passaggi dell’esperienza, dalla scelta del libro da prendere in prestito fino alla restituzione dopo la sua lettura.

PRIMO PASSAGGIO: RIFLETTERE INSIEME SULL’ESPERIENZA IN BIBLIOTECA
Noiinsegnanti, all’interno di ciascun gruppo intersezionale, abbiamo suddiviso i bambini in due/tre piccoli gruppi (di 4-5 componenti), anch’essi misti per età, genere e competenze.
Come previsto dalla metodologia del piccolo gruppo (Monaco, Zucchermaglio, 2021), che la nostra scuola utilizza da anni, le attività sono state progettate e proposte alternando i momenti nei gruppi guidati a quelli gestiti in completa autonomia.
In quest’ottica, abbiamo fatto la scelta di proporre la lettura dell’albo “La montagna di libri più alta del mondo” direttamente nei piccoli gruppi guidati e non in una situazione di gruppo allargato.Si tratta di un albo che, attraverso la storia di Lucas, mostra come, grazie ai libri, si possano vivere avventure emozionanti, fare viaggi che conducono fino all'altro capo del pianeta e conoscerepersonaggi e mondi sorprendenti.
La seconda sessione di lavoro in piccolo gruppo ha previsto, per i raggruppamenti guidati, una discussione per sollecitare le riflessioni e le idee dei bambini rispetto a “che cosa c’è in biblioteca”.


CHE COSA C’È IN BIBLIOTECA? (lavoro in piccolo gruppo)

La proposta per i gruppi autonomi prevedeva la possibilità di sfogliare alcuni libri, all’interno dello spazio provvisorio adibito a biblioteca. Dopo essersi confrontati e accordati, ciascun gruppo ne ha scelto uno da far leggere successivamente all’insegnante.
Questa attività è stata proposta a tutti e tre i piccoli gruppi, seguendo il sistema di turnazione previsto dalla metodologia.

Un’altra proposta per i gruppi autonomi ha riguardato l’osservazione delle scatole contenenti le differenti tipologie di albi illustrati presenti a scuola, ideate e predisposte nella precedente organizzazione della biblioteca (prima della pandemia da Covid-19). Le insegnanti hanno suggerito ai bambini di osservare e di sfogliare i libri per scoprire le caratteristiche delle trame, cercando di orientare la loro attenzione anche sul simbolo individuato per connotare la categoria e collocato all’esterno della scatola. Ad esempio, tutti gli albi che parlano di emozioni hanno sulla copertina un bollino rosa e sulla scatola un simbolo/immagine realizzata dai bambini con il bordo dello stesso colore.
Dopo l’attività di osservazione e confronto nei diversi piccoli gruppi autonomi, i bambini si sono riuniti e un rappresentante per gruppo ha raccontato quanto avevano scoperto.
Questa esperienza di osservazione e analisi degli albi presenti nella biblioteca di scuola ha portato all’individuazione di due nuove categorie e alla scelta dei simboli e dei colori per contrassegnarle. Si tratta di un interessante esempio di come, all’interno di contesti completamente autonomi rispetto all’adulto ma da quest’ultimo progettati, si possa promuovere anche lo sviluppo di un processo di apprendimento complesso e sfidante come la metariflessione.


SECONDO PASSAGGIO: IL CONCILIO DEI BAMBINI PER INDIVIDUARE IL LOGO DELLA BIBLIOTECA
In questa fase, abbiamo proposto l’esperienza del Concilio (Monaco, Zucchermaglio, 2021) per decidere quale sarebbe stato il simbolo della nostra nuova biblioteca di scuola. Ciascun gruppo guidato ha dapprima osservato il logo delle Biblioteche trentine stampato sulle borse di stoffa utilizzate per il prestito (“che cos’è”, “come è fatto”, etc.); in un secondo momento i bambini hanno discusso – sempre con l’attenta guida modulatrice dell’adulto – sul possibile simbolo da attribuire alla nostra biblioteca.
In ogni gruppo intersezionale (che nella nostra scuola chiamiamo “misto”) i bambini, divisi nei piccoli gruppi, si sono confrontati e hanno costruito un accordo su come realizzare (disegnando oppure usando le fotocopie rimpicciolite delle copertine) la loro proposta di simbolo per la biblioteca di scuola. I loghi realizzati all’interno dei piccoli gruppi sono stati spiegati a tutti i componenti del raggruppamento intersezionale, per poi arrivare a sceglierne uno che rappresentasse il raggruppamento stesso.
Al termine di questo lavoro, sono emerse dunque tre differenti proposte di logo (una per ciascun raggruppamento intersezionale) che, all’interno del gruppo di sintesi di scuola, i rappresentanti hanno ri-discusso e messo a confronto per arrivare all’individuazione del simbolo definitivo.

La discussione tra i tre rappresentanti ha portato a identificare il logo ideato dal gruppo intersezionale n. 1 (immagine a sinistra), considerato da tutti come quello più efficace per svolgere la funzione di “simbolo della biblioteca della scuola di Castello”.


TERZO PASSAGGIO: METARIFLETTERE SULLE DIFFERENZE TRA LA BIBLIOTECA “VERA” E QUELLA DI SCUOLA
Le insegnanti, attraverso alcune specifiche sollecitazioni discorsive, hanno sostenuto la discussione nei diversi piccoli gruppi, attorno alle differenze tra la nostra biblioteca e quella “ufficiale” di Cavalese (es. “Avete detto che la nostra biblioteca è diversa perché…”; “Che cosa c’è nella biblioteca di Cavalese che non troviamo nella nostra?”; “Che cosa possiamo aggiungere o modificare alla nostra biblioteca per renderla simile a quella vera?”, etc.).
Riportiamo di seguito un esempio che mostra la ricchezza e la complessità dei ragionamenti collettivi che i bambini sono in grado di costruire, all’interno di situazioni progettate e modulate – a livello discorsivo e interazionale – dall’adulto.

Come emerge in maniera evidente nell’estratto conversazionale sopra riportato, l’esperienza metariflessiva sul contesto “biblioteca” ha consentito ai bambini – nei diversi piccoli gruppi – di mettere a fuoco analogie e differenze tra le due situazioni (quella “vera” e quella scolastica), identificando aspetti strutturali e funzionali indispensabili affinché un luogo possa essere considerato davvero come una biblioteca e non come un semplice “angolo della lettura”. In quest’ottica, il meccanismo del prestito e la figura del bibliotecario sono riconosciuti dai bambini come dimensioni imprescindibili anche nel contesto scolastico.
Nell’esempio appena descritto, inoltre, si vede come l’azione di scaffolding discorsivo messa in atto dall’insegnante consenta al gruppo di contemplare la possibilità che siano i bambini stessi ad assumere il ruolo di bibliotecario, oltre che – come nel caso di Diego – ad attivarsi direttamente per risolvere il problema dell’assenza della tessera.
In un’ottica di progettazione longitudinale, che costruisce connessioni tra le diverse proposte fatte ai bambini anche tra un anno scolastico e l’altro, abbiamo deciso di trasformare alcune delle questioni emerse nelle discussioni in piccolo gruppo in veri e propri “appunti per ri-progettare” le esperienze di apprendimento nel 2023/2024.
In attesa di riprendere e concludere questo complesso lavoro sulla ri-progettazione della biblioteca di scuola, abbiamo comunque deciso di attivare il meccanismo del prestito – temporaneamente gestito dalle insegnanti – e di coinvolgere anche le famiglie in questo iniziale adeguamento funzionale della biblioteca scolastica.

Nell’ultima parte dell’anno scolastico 2022/2023, abbiamo proposto a piccoli gruppi di bambini e genitori di personalizzare le borse di stoffa che avrebbero accompagnato il viaggio dei libri da scuola a casa (e ritorno!).
In questa fase intermedia, i libri sono stati organizzati seguendo il sistema di catalogazione costruito con i bambini prima del Covid e la biblioteca è stata ri-collocata nello spazio originario, ovvero all’interno della zona dedicata all’accoglienza. I giovani abitanti della scuola possono utilizzare questo contesto organizzandosi in piccolo gruppo e muovendosi in completa autonomia in diversi momenti della giornata scolastica.

“Non c’è nessun vascello che, come un libro, possa portarci in
paesi lontani, né corsiere che al galoppo superi le pagine di una
poesia. È questo un viaggio anche per il più povero, che non paga nulla;
tanto semplice è la carrozza che trasporta l’anima umana”
(Dickinson, 1845).

 


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Bruner, J.S. 1992. La Ricerca del Significato: per una Psicologia Culturale. Bollati Boringhieri. Torino.

Monaco, C., Zucchermaglio, C. (2021) Piccoli gruppi e apprendimento nella scuola dell’infanzia. Una sfida che inizia con la formazione degli insegnanti. Valore Italiano Editore. Roma.

Pascucci, Marina. 1996. Bambini insegnanti curricoli. Appunti di pedagogia. LED Edizioni Universitarie. Milano.

Schon, D.A. 1993. Il professionista riflessivo. Per una nuova epistemologia della pratica professionale. Dedalo. Bari.
 

 

 


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