Stile di cura, stile di ricerca. Il desiderio di tenere aperto il dialogo. Di proporlo, di nutrirlo. È questo il cuore della stretta relazione che c’è tra ogni scuola e il suo contesto comunitario. Tra gli adulti, testimonianza di una storia, e i bambini che di quella storia dovranno farsi futuri interpreti e narratori, abitandola e significandola nell’oggi.

Costruire occasioni di incontro e intrecciare competenze e disponibilità è ciò che caratterizza il ruolo di ogni Ente gestore all’interno della propria comunità. Perché le nostre scuole, se sono prima di tutto e in maniera qualificata “scuole”, cioè luoghi di progettazione e costruzione insieme agli altri di apprendimenti, si distinguono per la specificità del legame che le lega al proprio territorio. Legame fatto di un esserci in prossimità, nella cura di quelle relazioni che ci chiamano – per dirla con le parole di Giorgio Gaber – a “ritornare nella strada, nella strada per conoscere chi siamo”.

Un esserci che, anche in questo periodo, ha assunto forme diverse ma sempre di presenza costante e diffusa. Riportiamo qui alcune testimonianze di come le scuole, nelle prime settimane di chiusura, si sono attivate per dire che la comunità educante è viva e vicina, ma anche per dire di come la scuola e i volontari hanno mantenuto viva l’attenzione ai bisogni di tutti.

SCUOLA EQUIPARATA DELL'INFANZIA DI SOPRAMONTE

Sopramonte ha voluto mandare un messaggio musicale alle famiglie per spiegare le ragioni della chiusura della scuola e per condividere con i bambini alcune indicazioni di comportamento.

SCUOLA EQUIPARATA DELL'INFANZIA DI NAGO

Nago ha pensato invece di promuovere un’azione di solidarietà nei confronti dei nonni. “A bove maiore discit arare minor” è infatti il proverbio che accompagna la comunicazione condivisa con tutti dalla scuola. Cosa vuol dire? "Il bue giovane impara ad arare dal bue anziano", cioè i giovani imparano osservando gli anziani. Ecco la frase che invitava a rimanere in relazione: