SCUOLA A DISTANZA, MA CHE SA ESSERE VICINA



di Pasquale Arcudi e Ivana Leonardelli
 

Le iniziative attivate dalle scuole e dalle insegnanti in queste settimane riconoscono la singolarità di questo momento, pur senza farsene sopraffare, provando a governarne almeno la parte che resta nelle nostre mani. Nella responsabilità educativa che in questi giorni le scuole sono chiamate ad assumersi c’è una forte spinta etica, certo, ma anche il desiderio ed il bisogno di dare seguito a quanto si è costruito a scuola.

In questo tentativo di recupero della quotidianità, la realtà ha continuato a ricordarci che il motivo di questa eccezionale chiusura è un’epidemia che condiziona tutti, e che colpisce, con la malattia o con la morte, moltissime persone, anche vicine, conosciute, con le quali abbiamo costruito legami più o meno profondi di affetto.

Qui vogliamo raccontare di un’esperienza che rigenera la possibilità di coinvolgere i bambini riguardo i fatti della vita, anche quelli dolorosi, come la malattia e il lutto, nella convinzione di continuare, anche oggi, a pensare la scuola, il gruppo, come luogo in cui distribuire fatiche e moltiplicare le risonanze di eventi piacevoli. Insistendo a rivolgerci ai bambini come a persone capaci di orientarsi nel mondo grazie alle conoscenze, alle teorie e alle culture che sanno costruire, riprodurre e trasformare.

Ecco allora che quando arriva la notizia della scomparsa del nonno di una bambina, con la quale, così come accade con tutti i bambini della sezione, la scuola mantiene un dialogo quotidiano virtuale, l’interrogativo delle insegnanti è va alla ricerca di un luogo e una modalità in cui custodire e condividere questo dolore, guidate dall’idea che la vera protezione che possiamo offrire ai bambini sia la condivisione, non il silenzio. Crediamo, infatti, che l’adulto in questi frangenti rivesta un ruolo fondamentale per sollecitare le possibilità dei bambini di comprendere ciò che accade, a patto che non siano gli adulti i primi a scegliere, per convinzione o legittima difficoltà, di omettere e tacere la realtà.  Questa presenza adulta è la sola che può consentire la co-costruzione degli strumenti culturali e di pensiero utili a riconoscere il dolore, sentirlo e attraversarlo, per continuare a vivere, pur nella consapevolezza e nella mancanza di una perdita. In questo processo, pur difficile e complesso più di altri, continua a restare centrale il valore dell’interazione, della condivisione, del gruppo come contesto che dà spessore emotivo a questi momenti, che riesce a restituire calore, accoglienza, cura, che regala la coloritura affettiva che ci consente di non vedere ‘tutto nero’.

Quando è arrivata la notizia di questo lutto, le insegnanti hanno raggiunto telefonicamente la famiglia, trovando nella comunicazione la delicatezza e l’equilibrio per non intrudere nella privata intimità di quel momento, ma al contempo per avanzare una proposta educativa che testimoniasse la vicinanza del gruppo alla loro figlia. È stata premura delle insegnanti ‘fare il primo passo, non volendo restare in attesa né delegare ad altri l’iniziativa.

Iniziativa che nel gruppo di condivisione già attivato con tutte le famiglie ha preso la forma di un invito. Un invito a coinvolgere i bambini anche nelle pieghe meno piacevoli di questo momento, con il linguaggio autentico di ciascuna famiglia, senza messaggi precostituiti né obblighi, prefigurando la possibilità di un contributo di vicinanza. Eccolo:
 

Carissimi genitori,
in questi giorni è venuto a mancare il nonno paterno di Francesca e come scuola ci siamo interrogati su come potevamo stare vicino a Francesca e alla sua famiglia.  Pensando all’attivazione di questi gruppi che sono stati creati proprio per togliere un po' di distanza a questo tempo sospeso, riteniamo che possano divenire oggi il luogo dove poter sentirci vicini anche nella sofferenza. Con la stessa autenticità con la quale vi proponiamo la nostra presenza e partecipazione quotidiana, oggi siamo a chiederci come far sentire il nostro calore a Francesca. Crediamo che ogni bambino, se la famiglia condivide il nostro pensiero su questo tema, in piena libertà e secondo la propria sensibilità possa pubblicare qui un messaggio di vicinanza, nella forma che ritiene opportuna, a Francesca e suo fratello.
Oggi i nostri post saranno solo per loro, nient’altro. Per eventuali condoglianze alla famiglia chiediamo di non utilizzare questo gruppo. Sicuri della vostra comprensione vi salutiamo caramente.

 

E i bambini e le famiglie hanno risposto. Certo, come era prevedibile non tutte e non tutte qui, ma l’intento non era essere in tanti: l’obiettivo era stringersi intorno alla compagna e raggiungerla con un abbraccio caldo, come si sarebbe fatto a scuola, anche se in modi diversi e questo è accaduto, offrendo supporto empatico sia a lei che ai suoi famigliari. Sono arrivati messaggi, parole, disegni, forme differenti di vicinanza ma tutte in ugual modo vere, come solo i bambini sanno esprimere, che hanno avuto la forza di includere e di esprimere un ‘noi’.

A testimoniare che la scuola, per come la pensiamo nelle sue innumerevoli sfaccettature educative, si è fatta, e può farsi, collettività intimamente e profondamente solidale, anche e soprattutto in situazioni che prevedono attraversamenti dolorosi e complicati: i bambini hanno potuto sperimentare che anche di fronte alla sofferenza che la morte lascia in chi resta, si può contare su un contesto accogliente e di attenzione all’altro. Hanno avuto modo di riconoscere e di praticare concretamente che esiste la possibilità di contare sull’altro, e che talvolta quell’“altro” possiamo essere noi. Hanno, infine, visto riconosciuto e legittimato dagli adulti un loro modo autentico di accostarsi al dolore.

 

 


F.P.S.M.

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