TEATRO E SCUOLA – FRA LIBERTÀ E REGOLE



di Lorenzo Santorum, coordinatore del Circolo delle Giudicarie Esteriori e Alessandra Pomilio, coordinatrice dei Circoli della Val Rendena e della Valle del Chiese

 


«Io considero il mondo per quello che è:
un palcoscenico dove ognuno
deve recitare la sua parte».

Shakespeare, Il mercante di Venezia

 

L’esperienza del teatro è qualcosa che appartiene a tutti noi fin da quando, nel corso dell’infanzia, abbiamo assistito alla nostra prima recita, seduti in platea su di una poltrona di legno due volte più grande. I ricordi riaffiorano freschi e luminosi: la strada per raggiungere il teatro parrocchiale, le tende di velluto blu, l’oscuramento della sala, l’improvviso irrompere degli attori sul palcoscenico, l’emozione di “essere dentro” un’avventura di cui non sapevamo il finale.

E ancora, quella lama di luce che filtrava dai tendaggi, il rumore secco delle assi di legno calpestate dagli attori, il vociare dei compagni mentre uscivamo dal teatro frastornati ma contenti di aver assistito alla “prima” della nostra vita.
Era quasi un rito che segnava il passaggio dalla conoscenza delle cose, degli oggetti che animavano i nostri giochi, al mondo dei sogni e dei desideri, che ha spinto la nostra immaginazione oltre i confini conosciuti. Siamo diventati “grandi” così, vivendo quelle storie raccontate a teatro, immedesimandoci di volta in volta in “Alice nel paese delle meraviglie”, “Il piccolo Re di fiori”, “Il giro del mondo in 80 giorni”, sperimentando la paura, il coraggio, l’amicizia, il rispetto senza il timore di sbagliarci, tanto era tutto “finto”. Anche queste esperienze hanno contribuito a plasmare i nostri pensieri e il nostro modo di intendere e di affrontare la vita.

Oggi in un mondo iperconnesso dove domina una sensazione di spaesamento, in questi tempi di Coronavirus dove il nostro tempo sembra congelato in attesa di un ritorno straordinario alla normalità della vita, si sente il bisogno di continuare con rinnovata attenzione ad aver cura di noi stessi, dei nostri pensieri ed emozioni.
Il progetto sperimentale “Teatro e Scuola – Fra libertà e regole” nasce in questo contesto dove l’impossibilità di vivere in presenza il teatro e di sperimentare attraverso il corpo gli odori, i suoni, le tonalità dell’ambiente hanno fatto nascere l’idea che il teatro potesse provare – seppur con linguaggi e “incontri”  finora sconosciuti e accogliendo la sfida di attraversare “territori” nuovi – a farsi ancora arte dell’intreccio tra attori e pubblico, del coinvolgimento alla costruzione di un evento, della partecipazione alla co-costruzione narrativa. Queste le radici della proposta di Giovanna Palmieri, programmatrice di teatro per ragazzi per il Centro Servizi S. Chiara e per il Coordinamento Teatrale Trentino, del regista Alessio Kogoj (I teatri soffiati) e di Silvia Cavalloro della Federazione Provinciale Scuole Materne insieme a un gruppo di progetto nel quale tutte le scuole e tutte le età sono state coinvolte. Proposta che ha potuto diventare pratica didattica ed esperienza di crescita professionale per tutti grazie all’interesse manifestato dalle scuole equiparate dell’infanzia di Fiavè, Stenico, Storo, Condino, Bondone e Spiazzo che si sono lasciate coinvolgere partecipando attivamente al percorso.

La narrazione si compone di tre atti nel corso dei quali Ueb, il personaggio interpretato da Alessio Kogoj, si presenta ai bambini di queste sei scuole utilizzando il collegamento su Meet, raccontando di essere rimasto imprigionato nello smartphone e chiedendo loro di aiutarlo ad uscire da questa “prigione”.
Il palcoscenico è l’immagine di Ueb proiettata sullo schermo, il teatro è lo spazio della sezione della scuola, mentre l’incontro delle emozioni e dei pensieri avviene in un punto imprecisato tra l’attore distante ma “diversamene” presente, In diretta, e il pubblico di bambini reale e vitale, come accade in un teatro “vero”.
E qui Ueb chiede ai bambini di fare qualcosa per lui, di “fare ipotesi” e di trovare o costruire degli strumenti per riuscire a liberarlo. C’è qualcosa di speciale in questa richiesta perché permette a ciascuno di trovare il proprio livello di lettura e di comprensione dell’esperienza teatrale.

Ueb si trova segregato nel cellulare e rappresenta un po’ tutti noi in questo momento, costretti a vivere nelle nostre case, limitati nei contatti sociali, incerti tra la paura e il desiderio di incontrarsi. Il parlarne con i bambini attraverso il linguaggio teatrale rende possibile anche per loro l’accettare di essere dentro questo momento storico e, nello stesso tempo, costituisce un invito ad andare oltre e a rendersi protagonisti e autori della propria vita.
L’invito a “fare ipotesi” si collega ai processi di apprendimento delle nostre scuole dell’infanzia e alla progettualità pedagogico-didattica. È proprio in questo contesto artistico ed educativo che i bambini vengono coinvolti nell’immaginare e concordare insieme scenari possibili e a sviluppare un pensiero collettivo condividendolo con i compagni.
In questo modo la scuola dell’infanzia e il teatro trovano un punto di congiunzione tra la progettualità educativa che supporta l’evoluzione delle competenze dei bambini e l’esperienza artistica teatrale che permette agli spettatori di rivivere le proprie emozioni e di trasformarle in scelte di autonomia sociale e personale. Sono due strade che si rivolgono allo stesso pubblico esigente dei bambini che si aspetta di fare un’esperienza coinvolgente ed entusiasmante.

Abbiamo visto gli occhi di questi bambini illuminarsi alla comparsa di Ueb sullo schermo al posto degli sguardi spenti di quando sono spettatori passivi di un film o di un’App. La differenza sta proprio tra il subire un messaggio senza poter pensare e, invece, l’esercitare lo strumento del pensiero in maniera sociale.
Quel teatro con le poltrone di legno non c’è più, ma ha lasciato il posto a un teatro virtuale che trasmette comunque le stesse emozioni e lascia, come è successo a noi, una traccia indelebile nei pensieri e nei ricordi, unendo in una staffetta ideale, le nostre generazioni.


 


F.P.S.M.

La Federazione Provinciale Scuole Materne di Trento è un’istituzione che promuove cura, servizio e innovazione. I differenti e articolati progetti promossi vogliono favorire e sostenere una scuola che sia contesto di crescita, di esperienze di qualità, di relazioni significative.

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