TESTIMONIANZE: GLI 80 ANNI DELLA SCUOLA DI SARCHE PER UNA COMUNITÀ VITALE E APERTA AL FUTURO
di Silvia Cavalloro
“La scuola materna di Sarche ha bisogno di sentirsi accanto una comunità viva e la comunità di Sarche ha bisogno della scuola materna perché essa è il primo momento in cui le storie di ciascuno si fondono per dare vita alla Storia con la ‘S’ maiuscola, la dimensione in cui cominciamo a vivere per il bene comune”.
Si apre così, con queste parole di Adelio Bertini, la mostra storica e didattica che documenta 80 anni di presenza, di attività, di cultura e cura delle relazioni che la presenza della scuola equiparata dell’infanzia di Sarche ha sempre garantito alla propria comunità.
“L’invito alla popolazione – continua Adelio Bertini – ai genitori, alle associazioni presenti nella comunità di Sarche e Pergolese è quello di continuare a credere in questa scuola materna, affinché possa svolgere il proprio compito educativo con lo stesso entusiasmo con cui l’hanno voluta e sostenuta i fondatori”.
Dal primo progetto, ripercorso attraverso verbali e diari degli anni ’40, alla ristrutturazione e all’attuale organizzazione di spazi e progettualità, attraverso le documentazioni ricche e comunicative di questi ultimi anni, la mostra restituisce i tratti di una presenza, di un’attivazione e di una cura per l’educazione e per l’insegnamento che ha contribuito con costanza, professionalità e generosità alla crescita dell’intera comunità. Sia attraverso il personale qualificato – le insegnanti, il personale ausiliario, il servizio di coordinamento e il contributo dei vari esperti della Federazione – sia attraverso l’impegno del volontariato e la qualità e disponibilità che molti hanno messo a disposizione della scuola.
Dalle foto in bianco e nero delle prime esperienze educative degli anni ’50 alle coloratissime e articolate documentazioni realizzate oggi dai bambini, protagonisti attivi di una presenza vivace e propulsiva nei luoghi e contesti di vita nei quali la scuola è inserita, è possibile ricostruire lo stile di una scuola che vuole coinvolgere, fare memoria, rilanciare al futuro.
Ecco come le insegnanti raccontano il percorso educativo-didattico che ha visto i bambini co-costruttori della documentazione presentata a tutta la comunità.
“In occasione dell’80° di fondazione della nostra scuola i bambini hanno visionato libri e foto e hanno ascoltato le testimonianze del passato. Scegliendo il materiale da utilizzare, divisi in piccoli gruppi, hanno realizzato i cartelloni che ora vedete esposti”. Un modo di lavorare, spiegano ancora le insegnanti, che si può definire “come un cantiere sempre aperto, dove si creano progetti che si evolvono di continuo e dove possono anche nascere discussioni positive; dal confronto nascono il dialogo, la collaborazione e la condivisione”. Questa scelta metodologica nasce dall’esigenza di “valorizzare le necessità dei bambini di attribuire senso all’esperienza, avendo consapevolezza che la scuola promuove e sostiene gli apprendimenti dei bambini, valorizzando la dimensione sociale della conoscenza”.
Anche le famiglie sono state coinvolte nella realizzazione della mostra attraverso il racconto di nonni, mamme e papà della propria esperienza di frequenza da bambini della scuola dell’infanzia, ma anche attraverso il confronto e dialogo su quanto espresso dai bambini. Per questi adulti, il valore della scuola oggi è offrire l’opportunità di giocare solo per il piacere di giocare, per divertirsi con tanti amici, mangiare sano e condividere. Ma anche imparare a stare con gli altri per non essere egoisti neo rispetto delle regole condivise, imparare nuove lingue e conoscere nuove culture, crescere in coraggio e autostima per diventare adulti di domani.
Ecco alcune delle esperienze di apprendimento, parte della progettualità di scuola, condivise con la comunità.
L’inaugurazione ha visto la partecipazione del sindaco e di alcuni assessori comunali insieme ai rappresentanti della Federazione Provinciale Scuole Materne di Trento alla quale la scuola di Sarche è da sempre associata.
Qui potete leggere anche l’articolo uscito il 28.05.22 su L’Adige per l’occasione.
