LA METODOLOGIA DEL PICCOLO GRUPPO NELLA SCUOLA DELL'INFANZIA. COSTRUIRE CONTESTI DIVERSIFICATI, INNOVATIVI ED ECCELLENTI PER BAMBINI COMPETENTI, “MULTIPLI” E SOCIALI

Secondo una prospettiva teorica di matrice socio-costruttivista o storico-culturale di matrice vygotskiana, l’interazione sociale e discorsiva, tra bambini e tra adulti e bambini rappresenta il più potente motore di sviluppo e di costruzione delle conoscenze, poiché lo sviluppo umano è per definizione un processo “che si muove dal sociale all’individuale” (Rogoff, 1990, p. 143).
Le ricadute di una simile prospettiva teorica dal punto di vista dell’investimento educativo sono particolarmente interessanti: partendo dal presupposto che ogni bambino, anche quello più giovane, ha sempre una serie di competenze, chi si occupa di educazione non può non essere in grado di costruire contesti di apprendimento che garantiscano forme diversificate e flessibili di partecipazione ad attività significative e sociali, senza dover in alcun modo attendere che siano raggiunti dei precisi e attesi livelli di maturazione. Di primaria importanza sono, in questo senso, costrutti teorici come la zona di sviluppo prossimale (Vygotskij, 1934) o lo scaffolding (Wood et al., 1976; Bruner, 1996), che rappresentano la traduzione operativa a livello educativo dell’assunto vygotskiano, secondo cui “è buono quell’apprendimento che precede lo sviluppo”.
In quest’ottica, la scuola dell’infanzia – in quanto contesto educativo ricco e sollecitante – deve essere considerata come uno dei principali luoghi di socializzazione culturale, dal momento che rende disponibile e accessibile ai bambini l’uso degli strumenti culturali – primi tra tutti il linguaggio e il discorso – messi  a disposizione dalla società (Bruner, 1990; Cole, 1996).
Si tratta di un modo di intendere i bambini – e i loro processi di sviluppo e apprendimento – non ancora particolarmente diffuso, soprattutto in termini di traduzione e concreta declinazione in ambito educativo-didattico. Una scuola dell’infanzia che si dia questo tipo di cornice teorica, infatti, è una scuola che deve imparare a progettare, attivare, monitorare e ri-progettare pratiche significative sfidanti, sul piano dei contenuti, delle strategie educativo-didattiche, delle modalità di partecipazione e di raggruppamento, dell’organizzazione degli spazi e della strutturazione dei tempi, etc.
Nella tradizione della scuola dell’infanzia, la dimensione del piccolo gruppo – ovvero una situazione interazionale che coinvolge 4-5 bambini – non è ancora particolarmente diffusa, pur rappresentando un’opportunità efficace e virtuosa (Pontecorvo, Ajello, Zucchermaglio, 1991; Orsolini, Pontecorvo, 1993; Pontecorvo, 1999; Monaco, in preparazione). Il lavoro in piccolo gruppo, infatti, si configura come risorsa teorico-metodologico-didattica preziosa a cui poter attingere in diversi momenti della vita scolastica – dalle routine alle situazioni più strutturate – e che consente di raggiungere una molteplicità di obiettivi educativi e di apprendimento.
Il progetto dal titolo La metodologia del piccolo gruppo nella scuola dell’infanzia. Costruire contesti diversificati, innovativi ed eccellenti per bambini competenti, “multipli” e sociali – promosso dalla Federazione e finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto – si pone come obiettivo principale quello di introdurre, sperimentare e sviluppare nelle pratiche educative e didattiche della scuola dell’infanzia una metodologia che valorizzi l’interazione sociale tra bambini anche dal punto di vista cognitivo e dell’apprendimento in senso più ampio.
Partendo dal presupposto che le situazioni educative di piccolo gruppo finalizzate alla co-costruzione di conoscenza non sono né naturali né tantomeno spontanee, ma, al contrario, implicano una precisa intenzionalità dell’adulto, la ricerca – di natura etnografica – si muoverà in tre direzioni, tra loro strettamente interrelate:
   - promuovere e diffondere l’uso della metodologia innovativa del piccolo gruppo come sostegno ai processi di apprendimento nelle 136 scuole dell’infanzia associate alla Federazione;
   - attivare un impianto formativo rivolto agli insegnanti per un uso consapevole di tale metodologia nella costruzione di contesti educativo-didattici sollecitanti e ricchi per bambini competenti, “multipli” e sociali;
   - realizzare una rigorosa attività di ricerca e di analisi sui processi attivati con e tra bambini grazie all’uso di tale metodologia, documentando i risultati in termini di apprendimento e di costruzione di pratiche educativo-didattiche innovative.
 

F.P.S.M.

La Federazione Provinciale Scuole Materne di Trento è un’istituzione che promuove cura, servizio e innovazione. I differenti e articolati progetti promossi vogliono favorire e sostenere una scuola che sia contesto di crescita, di esperienze di qualità, di relazioni significative.

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