SCRITTURA “AL PLURALE” DI UNA STORIA COLLETTIVA! UN PROGETTO DI CONTINUITÀ TRA LE SCUOLE DELL’INFANZIA DI COREDO E SMARANO CON L’I.C. DI TAIO



di Ilaria Mancini, coordinatrice delCircolo di Cles 1, con le insegnanti delle scuole dell’infanzia di Coredo e Smarano
 


“I bambini hanno un brutto vizio,
non chiedono mai il permesso agli adulti per iniziare ad imparare”
(Emilia Ferreiro, 2003)


 

I progetti di continuità educativa tra scuola dell’infanzia e scuola primaria possono essere interpretati come preziosa occasione per una socializzazione culturale che riguardi sia i bambini sia gli adulti.  Non si tratta infatti “solo” di un passaggio ad un sistema culturale diverso ma anche, e forse soprattutto, della costruzione di un’evoluzione educativa che chiede ai diversi attori sociali di negoziare e condividere un’idea dei bambini e dell’apprendere.
Chi entrerà a far parte della comunità di pratiche proprie della scuola primaria può essere socializzato dagli esperti che la abitano già; ma al tempo stesso potrà parteciparne ed innovarla, contribuendo alla scrittura di pagine ulteriori della sua storia.

Sono state queste le cifre ispiratrici del progetto di continuità pensato e progettato insieme dalle insegnanti delle scuole equiparate dell’infanzia di Coredo e Smarano assieme alle colleghe della scuola primaria di Coredo (IC di Taio).
In questa prospettiva, la scrittura (spontanea, convenzionale e di CAA) ha rappresentato il volano progettuale. Nello specifico delle nostre scuole dell’infanzia, la scrittura spontanea viene ad essere uno degli strumenti costruiti dai bambini attraverso le esperienze di apprendimento cui hanno partecipato con i loro compagni, e facenti parte della cassetta degli attrezzi culturali (Bruner) che porteranno con loro nel passaggio alla scuola primaria affinché possa continuare ad essere arricchita.
Sono stati promossi processi di continuità a più livelli: orizzontale, tra i bambini delle scuole dell’infanzia di Coredo e Smarano; verticale, tra i bambini della scuola dell’infanzia e i bambini della scuola primaria; verticale, a livello adulto, tra le insegnanti dei diversi ordini scolastici.

Le esperienze di apprendimento collegate al percorso di continuità sono state progettate insieme da queste ultime, in termini incardinati all’interno della quotidianità scolastica; per le scuole di Coredo e Smarano, ciò è da riferirsi sia al processo di apprendimento praticato a partire dall’anno scolastico in corso, il fare insieme ricerca osservativa, sia al percorso formativo seguito dalle insegnanti con la dott.ssa Camilla Monaco (Responsabile U.S. Ricerca e Formazione – FPSM) attorno alla costruzione della lingua scritta nei bambini (Ferreiro, Teberosky, 1979; Ferreiro, 1983; Pascucci, 2005; Zucchermaglio, 2016; Monaco, Rossi, Zucchermaglio, 2018), approfondimento dal quale le pratiche di scuola hanno tratto nutrimento.
Adulti e bambini si sono reciprocamente ingaggiati in esperienze di ricerca osservativa attorno ad un oggetto culturalmente specifico, quale la scrittura, costruendo insieme ipotesi e teorie relative alle inscrizioni incontrate nel muoversi dentro la scuola primaria (su oggetti, arredi, … ) e sul territorio (su edifici, mezzi di trasporto, strade, …). Si tratta di scritture che orientano pratiche e sistemi d’uso, suggerendo partecipazioni specifiche per chi entra con esse in interazione (cfr. la scritta “STOP” sul pavimento stradale tanto quanto la targhetta sul distributore di acqua fredda in sala mensa).

Fare insieme ricerca sui significati e i modi dello scrivere nella loro pluralità ha avuto il senso profondo del dare cittadinanza a tutte le espressioni, interpretando le scritture come veicolo per “raggiungersi” e “dirsi”; assumere la pluralità e legittimità delle diverse forme espressive significa anche esplodere la dimensione partecipativa nel senso dei “tanti modi per” essere parte, della molteplicità degli accessi all’interazione con l’altro e con la realtà.
Crediamo che questa esperienza di continuità educativa abbia avuto un particolare valore nell’aprire frontiere di risignificazione dei percorsi progettuali che le scuole, dell’infanzia e primaria, possono co-costruire e condividere.
Se, come siamo convinti, il fare insieme ricerca osservativa presuppone anche l’imparare ad assumere punti di vista diversi e divergenti, allora sentiamo che la linea progettuale qui pensata e messa in campo insieme sia stata un’occasione di apprendimento non solo per i bambini ma anche per le insegnanti tutte delle scuole coinvolte!

Insieme con le colleghe dell’istituto comprensivo è stato possibile aprire una possibilità nuova attorno alla questione dello scrivere, facendosi in qualche modo “comunità di ricerca” e condividendo tra adulti e bambini esperienze significative e molteplici (che trovate nel dettaglio nella documentazione costruita per le famiglie, che qui alleghiamo, assieme all’albo “Tanti modi per scrivere” realizzato come documentazione con/per i bambini). Rispetto ai modi e ai significati dello scrivere, discuterne con i bambini crea l’occasione per rendere emergenti molte loro conoscenze e consapevolezze:

Insegnante.: Giada tu cosa ne pensi?
Giada: sono delle lettere grandi...quelle normali…le maiuscole
Samuele: quelle che scrivono i bambini sono medie ((indica le firme dei bambini sul Cartellone delle presenze))
Eva: quelle sulla firma...i bambini scrivono come riescono...a modo loro
Maria Vittoria: le scritte servono per leggere
Gloria: ...e per imparare a scrivere
Samuele: piano piano diventiamo capaci a scrivere il nostro nome bene

Riconoscere esplicitamente i bambini come “teorici” della scrittura, dando loro conseguentemente modo di praticarla, sostiene la costruzione collettiva di pensieri su questioni “alte”, come ci racconta l’estratto appena proposto. Il ragionare dei bambini coglie, per esempio il rapporto tra lettura e scrittura nonché la questione dell’imparare a scrivere scrivendo (cfr. interventi di Maria Vittoria e Gloria).
Ai bambini non sfugge peraltro quanto lo scrivere proposto loro nell’ambito dell’intervista individuale sia un autentico contesto d’uso della scrittura (oltre il loro essere o meno capaci di scrivere in termini convenzionali):

Zoe: quando scrivi è scrittura
Insegnante: ma quando si usa la scrittura?
Maia: quando dicono le maestre
Zoe: quando si va in classe
Francesca: ma non si deve solo scrivere in classe,  si possono fare anche i giochi
Zoe: alle interviste a scuola
Martin: quando si pensa qualcosa
Azzurra: se pensi una canzone la scrivi se no te la dimentichi

I bambini sanno molto anche del rapporto tra pensiero e scrittura, come rimanda Martin rispondendo alla questione posta dalla maestra nei termini di “quando si usa la scrittura”: la scrittura è traccia del pensiero, in qualche modo lo “mantiene”.  Del resto ciò è anche quel che accade nell’intervista individuale, in cui lo scrivere “come si è capaci” (insieme al poter leggere la propria produzione) supporta i bambini nel “continuare a pensare sulle proprie teorie” avendo sott’occhio i segni che provvisoriamente riflettono lo stato attuale della loro ipotesi.
Ci piace, infine, concludere ricollegandoci a quanto scritto in apertura con la citazione delle parole di Emilia Ferreiro: poiché i bambini, non chiedendo il permesso (!), hanno già “iniziato” ad imparare, forse anche noi adulti possiamo “iniziare”… a ragionare in termini di continuità educativa anche rispetto ad una questione quale quella della lingua scritta? Porre la scrittura al centro di un processo di mutua socializzazione culturale, come strumento di riflessioni, confronto e conoscenze, è quello che abbiamo provato a fare!



 


F.P.S.M.

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